Sul Filo Del Rasoio Testo

Testo Sul Filo Del Rasoio

[FAME]
Tenuto in gabbia troppo tempo, cane da sfida assassino, incrocio tra mc e mastino che morde per primo, sul micro jake ake la furia marchiato da infamia e gloria, all'interno di un Circolo con cinque stelle nell'aria.
Nutrito di stenti mentre i potenti cercavano talenti tra i perdenti per farne i propri discendenti, ho argomenti più crudi di Stanley Kubrik e incastro rime in versi con più combinazioni del cubo di Rubik, esperto in sfide a colpi di dissin, lascio corpi di mc perforati come le lingue dai piercing o i culi dai fisting, in una scena in cui ogni successo è discutibile, si combattono guerre tra hardcore e commerciabile, è diventato impossibile distinguere il falso dal vero, c'è chi ha la fama nel pensiero e chi subordina il rap al denaro, microfoni d'oro in mano a gente di scarso valore, le teste con meno spessore vengono cinte d'alloro.
tutte stars dentro ad AELLE ma è questione di pelle, se il recensore è il tuo produttore il tuo disco è alle stelle, io faccio rap alla terza potenza, rompo barriere d'indifferenza tra hip hop e ignoranza, senza pretendere che il mondo mi capisca, rivendico l'appartenenza a un trio d'ascendenza estremista: Sacre Scuole, per scelta fuori dalla mischia sopra il filo di un rasoio, appendo teste di scarsi al mio nodo scorsoio, creato dall'odio, all'improvviso come un infarto, vedrai ognuno sepolto più forza d'urto di Brian Bosworth, per gli amici Fame, per i nemici infame, uno sciame di rime al catrame in una bocca con denti da cane, falcio rapper come grano, metriche esplosive visto che vivo a Milano e respiro butano, sono in grado di sfondare qualsiasi campione poichè ne esplodo i punti di pressione da ogni direzione, Fame nato per vivere per sempre ora la grande adunanza, taglio teste per avere la reminiscenza, anche da soli contro milioni di schiere ma rimarremo solo noi a vedere i corpi degli altri cadere

(RIT.)
Attraversa il filo del rasoio per raggiungermi, ho tecniche per sconfiggervi, vieni e prova a dividerci, sotto la mia armatura pulsa un cuore, non si può fermare, Sacre Scuole, siamo venuti per restare.
Sopra un palco infuocato, tre mc elevati al cubo, copriamo la superficie del globo, tutti e nessuno, ovunque e in nessun luogo, premiamo gli tsumo, cani da sfida e assassini, doghi argentini, incrociamo le rime come i destini

[IL GUERCIO]
Fine ventesimo secolo, un mc post-olocausto sopravvive sul nastro, non vende l'anima al diavolo, colpa di fogli riempiti se perseguito mc come inquisiti, più che Chuck Norris vietnamiti, virtuoso, resisto a shock tipo un Casio, ogni invidioso è arreso di fronte a un flow ricercato come un evaso, ho rime telecinetiche il tuo mic prende vita, sfugge dalle dita, il filo ti impicca, suicida! Rimo come qualsiasi altro ma elevato al cubo, i miei versi bruciano scarsi come eretici al rogo è un connubio tra cuore e acciaio, vedi il microfono, custodiscono le mie rime in files segreti al pentagono, kick-boxer come Jean Claude nel kumite costringo a urlare Matè senza controfigure sul set se vuoi dare cash a un lirico assassino paga il Mariachi, ma zero violino vivo a poligoni Mishima Heihachi, torna a gira la ruota ti estorcerò la stuata a pegno del gotha che hai conquistato erogando una strofa a banconota, io sogno e mi sveglio negli incubi, lì con gli mc giro snuff-movies con l'8 millimetri, ventimila leghe sottosuolo, un liricista estremista più cinque dita di violenza fa il suo lavoro, scrive tritolo, a Milano l'aria s'è già incendiata, non uscire di casa senza una rima ben affilata

(Rit.)

[DARGEN]
Esperto inverto i ruoli come i poli del mondo, sondo l'equilibrio con combo che vibro, se vibro tra concorrenti con correnti di vento divento libero, mi libro in un cielo aperto come libro, per fasi frasi che scrivo che schivo le evito le limito la gravità con zone di non-gravità in cui levito, abito l'ignoto fluttuo nel vuoto in dimensioni parallele, per non cadere tesso con fili di luce ragnatele, miscredi mi credi disarmato, mi vedi nudo, ma io faccio dei deboli la mia forza come Fudo, faccio del vento il mio scudo, eludo attacchi senza colpire come in scherma illudo nemici in tempesta fingendomi terra ferma, ogni mia orma rende i sentieri immortali come ogni karma rende i mali, ogni mia arma si forma in grembo a riti millenari, edifico scudi ausiliari se solidifico i mari elevandoli al cielo come querce secolari, rappacifico scuole avversarie se scompaio per ricomparire come in eclissi solari, spazi immensi perchè corro su un tappeto di controsensi porto passi indietro, percorro chilometri nello spazio di un metro, collegando realtà e fantasia come i ponti i lembi degli stretti, miscredete mi credete poichè siete costretti, mi fondo ultravioletti viaggio senza muovere il corpo, lo scindo dallo spirito come un atomo col teletrasporto, comporto inevitabili inconciliabilità tra causa ed effetto nel momento in cui sfrutto le forze a cui sono soggetto, in cui proietto il futuro sul presente come un veggente creo spaccature temporali che danno vita al sesto continente, polverizzo confini come paprika, modernizzo la carta geografica, concretizzo fini realizzo rivolte in Africa, perchè alcuni nascono per fare la storia altri per subirla, se son nato per subire preferisco morire, vendico stragi d'innocenti, rivendico diritti Sacri come i Testamenti ma io non dimentico non mendico pietà ai vincenti. Deciso non sottometto la libertà a un sorriso ora che stringo la vostra nei pugni e la strofino sul viso, ora che protetto da questo petto forgiatomi addosso da Marte, posso decidere la mia sorte o uccidere la mia morte, incidere da parte a parte ciò che è scolpito nel granito, puoi tagliarmi il dito ma non puoi porre fine all'infinito, jamas vencido mi divido e circoscrivo attacchi continui che mi hanno confinato si nella mancanza di confini. Più ti avvicini meno mi vedi, più calchi la mia terra più la senti mancare sotto i piedi, più mi stringi attorno più mi concedi il tempo di sedere e di vedere le luci del giorno fare ritorno come lo Jedi.
Dargen J.D.

(Rit.)