Delirium Testo

Testo Delirium

E’ un cazzo di manicomio, l’unica via d’uscita qui è cosparsa d’olio, ho idee malsane accartocciate nel mio portafoglio, mani colanti sulla carta, "Spada armami!", se il fine giustifica i mezzi.. dei mezzi barbari! Gabbie vuote, i matti sono tutti in strada, calpestano i bigotti tipo samba brasiliana -Mas Que Nada-! Mi sento come il moro alla Quintana, mal che vada, saran gli eretici a bruciare Torquemada! Eppure il caos c’è, segue il suo ordine, il divino insorgere? Naaa rimarrà polvere, non c’è movente è la pazzia a renderci unici, silenti a mo di ictus, fix it coi barbiturici.
Siamo in delirium, testi su di schemi complessi, nervi scoperti fili di alluminium! Guai a guardarci dentro, abbiamo l’ego forsennato, tornato all’800 in moto, Poeta scapigliato!

Questa stanza è grigia come la mia valigia sotto il letto che non disfo da una vita. Queste coperte che mi fanno da battigia, e se ho le braccia conserte è colpa di questa camicia. Già da un po' che non so dove sei, con chi vivi, guarda mo come sto, sempre sotto sedativi. Pensieri spazzacamini, vorrei un altro shot ma è solo un altro Elettroshock, Alda Merini. Meri rimedi al mio cervello in avaria, te l'ho detto che è un macello, se mi vedi scappa via. Ho finito l'energia, questo suono è la mia scia, la mia vita è un manicomio quindi qui sto a casa mia! Senza ma, senza se, senza alcun perché, studio le mappe per l'isola che non c'è, affetto dagli spasmi, il processore è andato in crash mentre convivo con i miei fantasmi...John Nash.

Ma i matti sono tutti in strada, io resto qua fuori dai radar.
Ma i matti sono tutti in strada, io resto qua fuori dai radar.

Io guardo storto, tu prova a guardami storto quando passo, rispolvero un linguaggio adatto e vi attaccate al cazzo. Ci metto cuore, cervello, coglioni e parto, scappo più forte delle catene attaccate al tacco. Delirio, mi muovo e quasi tremo ad ogni bivio, ti pago un drink finché non ti deprimo. Un altro giro barman, resto schivo Rainman, rubo i codici d'accesso e sto fuori dai radar. Il cielo muore un'altra volta sulle feste, drogati di un suono che muove teste, facciamo i botti. Conservateci i lingotti come se piovesse, lasciamo ciocche sulle tombe, Oreste. Quindi fuggite se sentite la sirena e non è mica il canto magico di Ulisse. Frena, noi non sogniamo stelle e strisce, strisciamo sotto stelle che parlano con le bisce.
Io che non ragionavo ho preso il volo un po più in alto, con gli occhi sull'asfalto, bendato dai ricordi come nessun altro. Ho sciolto i nodi in gola ed anche quelli in petto, se uso gli occhi adesso è solo per guardarmi dentro. Getto le corde, slego i pensieri poi li scaravento, semi di follia in picchiata dove porta il vento. Col fiore del male nell' occhiello, 
sempre di notte dal buco dell' ombrello mi sciacquo la fronte. La sfondi questa porta, dove non cresce l'erba? Io lascio i sogni a terra e poco importa, vestito elegante in giacca e camicia di forza. La mia strada è contorta, quale vita di scorta? Salita nell'ombra, la logica ingombra, la mia faccia racconta una visione distorta. Lo vedi dall'orma, lascio la mia impronta, tu dai che poi torna non sei solo stavolta.

Ma i matti sono tutti in strada, io resto qua fuori dai radar.
Ma i matti sono tutti in strada, io resto qua fuori dai radar.